A dirlo è il Lancet. Lo studio su Lancet, la rivista scientifica per eccellenza.
Un italiano di 75 anni ne dimostra biologicamente non più di 65.
Chi vive in un Paese in via di sviluppo invecchia precocemente rispetto a chi nasce in un Paese industrializzato tanto che a 65 anni ci si può sentire come un 50enne o come un 80enne. E molto dipende dai geni ma soprattutto dal contesto ambientale. Ed è proprio questa differenza tra età anagrafica che il Lancet Public Health ha voluto studiare. Quello che è emerso è che un 76enne giapponese presenta lo stesso livello di problemi di salute ‘tipici’ di un 65enne; ‘traguardo’ raggiunto ad appena 46 anni da un abitante di Papua Nuova Guinea.
Ne consegue che l’aumento dell’aspettativa di vita può rappresentare sia un’opportunità che una minaccia per il welfare di un paese: dipende dai problemi di salute correlati all’età che le persone sviluppano, indipendentemente dall’età anagrafica. Infatti le diverse patologie possono portare a un pensionamento anticipato, a una contrazione della forza lavoro e ad un aumento della spesa sanitaria.
Questo è il primo studio in assoluto a distinguere tra età biologica ed età anagrafica. I ricercatori hanno misurato il ‘burden of disease’ correlato all’età, aggregando la perdita degli anni di vita in salute, derivanti da 92 patologie.
La top ten delle nazioni più ‘giovanili’ del mondo (quelle che ‘dimostrano’ 65 anni, ad un’età più avanzata):
1. Giappone: 76,1 anni
2. Svizzera: 76,1 anni
3. Francia: 76 anni
4. Singapore: 76 anni
5. Kuwait: 75,1 anni
6. Corea del Sud: 75,1 anni
7. Spagna: 75,1 anni
8. Italia: 74,8 anni
9. Porto Rico: 74,6 anni
10. Perù: 74,3 anni